Il Lech Poznan si presenta con il consueto 4-2-3-1 molto propositivo, costruzione dal basso ordinata e forte occupazione degli half-spaces con il trequartista e le ali che vengono dentro al campo. In casa i polacchi tendono a imporre un ritmo alto, con i terzini costantemente in proiezione offensiva e una discreta presenza in area sui cross laterali. La capacità di riconquistare il pallone subito dopo la perdita e di mantenere il baricentro nella metà campo avversaria è una delle chiavi principali del loro gioco, soprattutto davanti al proprio pubblico.
Il Lausanne, invece, è più orientato alla transizione: 4-3-3 elastico, blocco medio e ricerca immediata della profondità quando recupera palla. Gli svizzeri hanno buona qualità tecnica nei singoli ma patiscono spesso quando sono costretti a difendere per lunghi tratti in zona bassa. La linea difensiva tende ad abbassarsi eccessivamente, lasciando spazio al limite dell’area per i tiri dalla distanza e per gli inserimenti delle mezzali avversarie. Inoltre, sulle palle inattive difensive mostrano talvolta problemi di marcatura e concentrazione.
Tatticamente il match sembra orientarsi a favore del Lech Poznan: maggiore fisicità nei duelli, più profondità di rosa e una struttura di gioco più rodata, soprattutto nelle partite casalinghe europee. Se i polacchi riusciranno a mantenere alta l’intensità del pressing e a sfruttare l’ampiezza con i loro esterni, il Lausanne rischia di passare molti minuti schiacciato vicino alla propria area, concedendo occasioni pulite. In questo contesto, la vittoria interna appare l’esito più coerente con l’analisi, con un 2–0 che riflette il predominio territoriale del Lech e la sua maggiore capacità di concretizzare