L’Aberdeen affronta il Noah con un evidente vantaggio di qualità, ritmo e abitudine a partite di livello europeo. Gli scozzesi, solitamente schierati con un 3-4-3 molto dinamico, cercano ampiezza sulle fasce e un pressing alto per recuperare palla vicino all’area avversaria. In casa, al Pittodrie, alzano ulteriormente l’intensità, spingendo i quinti sulle corsie per creare superiorità numerica e riempire l’area con almeno tre uomini sui cross. Contro un Noah più modesto tecnicamente, questa pressione continua dovrebbe costringere gli armeni a difendersi bassi, senza la possibilità di uscire palla a terra con continuità.
Il Noah, che tende a schierarsi con un 4-2-3-1 prudente, basa gran parte del proprio gioco sulle ripartenze e su qualche giocata individuale dei trequartisti. Tuttavia, la differenza fisica e l’aggressività dei duelli in Scozia possono diventare un fattore determinante: se i centrocampisti dell’Aberdeen vincono le seconde palle e accorciano rapidamente in avanti, gli ospiti rischiano di rimanere schiacciati nella propria metà campo. Inoltre, la linea difensiva del Noah non sempre si muove in maniera coordinata sui palloni laterali, lasciando spesso spazio tra terzino e centrale: una zona che l’Aberdeen è bravissimo a sfruttare con tagli degli esterni e inserimenti del centravanti.
Un altro aspetto chiave è la gestione delle palle inattive, dove l’Aberdeen ha un chiaro vantaggio: la struttura fisica dei suoi difensori e centrocampisti rende pericolosi praticamente tutti i corner e le punizioni laterali, mentre il Noah soffre marcature e secondi palloni in area. Sommando il fattore campo, la maggiore esperienza europea e la qualità complessiva della rosa, è realistico aspettarsi una gara ampiamente controllata dai padroni di casa, con diverse occasioni nitide create e una vittoria piuttosto netta. Per questo l’esito 1 a favore dell’Aberdeen è il pronostico più logico e coerente con l’analisi tattica.